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Librazione, il lato nascosto della Luna
Ad ogni essere vivente di questo pianeta non è consentita l'osservazione della faccia nascosta del nostro satellite naturale, ma, per effetto della librazione, la superficie interessata non raggiunge la metà dell'intera superficie lunare ma solo il quarantuno per cento, pari a 15,5 milioni di chilometri quadrati. Grazie a questo fenomeno cosmico, e in alcuni periodi dell'anno, all'essere vivente è data la possibilità di scrutarne la parte visibile con una porzione in più pari a quasi il diciotto per cento dell'intera superficie. Quest'area di transizione, a volte nascosta e a volte visibile, è l'anello di congiunzione simbolico tra realtà e mistero, vita e morte, luce e oscurità. In realtà ogni essere vivente di questo pianeta nasce con un lato visibile che arbitrariamente chiamiamo vita, e un lato nascosto che a sua volta chiamiamo arbitrariamente morte. Ma per un effetto analogo alla librazione lunare ogni essere vivente dispone di un'area di transito, ne vita, ne morte, dove è possibile scrutarne il lato nascosto di se.
L'essere vivente diventa umano alla conclusione dell'intero ciclo di vita che dalla nascita lo porta alla morte, solo con questo processo apparentemente chiuso si compie la ragione dell'esistere, altrimenti non saremo predisposti a diventare degli esseri umani ma qualcosa di diverso. La vita è come una stanza con due porte, una senza maniglia dalla quale siamo entrati e dalla quale non possiamo più rientrarvi, e una con la maniglia oltre la quale non conosciamo cosa ci sia, ma che una volta aperta ci risucchierà inesorabilmente nel lato nascosto di noi stessi. Quindi la morte è il lato nascosto di ognuno di noi, non una parte inesistente del nostro essere. Da questo concetto fondamentale dell'essere partiamo con più serenità verso un viaggio all'interno del paradigma esistenziale cercando di comprenderne il senso. "Finché ci sono io c'è la vita, quando c'è la morte non ci sono più io" da una citazione filosofica di Margherita Hack dove si affronta il tema della mono-individualità. In realtà il concetto può anche affascinare gli agnostici ma fa acqua da tutte le parti se si pensa in termini di identità collettiva e non mono-individuale. Di fatto non posso pensare che ogni qualvolta ci sia una morte ci sia specularmente anche un nuovo nulla. Questo implicherebbe la distruzione dell'intero sistema, come ad esempio quello cosmico conosciuto, ogni qualvolta un essere vivente diventasse non vivente. L'Universo si trasformerebbe di conseguenza in una fabbrica di infiniti nulla creando inevitabilmente il collasso del sistema stesso. Basti pensare che nel nostro pianeta, secondo una stima di Carl Haub per conto dell'organizzazione non-profit Population Reference Bureau, sono vissuti oltre 106 miliardi di esseri umani mentre attualmente ne sono in vita poco più di sette, circa il quindici per cento del dato complessivo dalle nostre origini ad oggi. Un dato questo che statisticamente tenderebbe a diminuire esponenzialmente verso un numero talmente piccolo da annichilire l'intera esistenza. Quindi ritengo improbabile che a seguito della morte dell'essere vivente ci sia un vuoto incolmabile. Semmai, e nella peggiore delle ipotesi, ci potrà essere un vuoto provvisorio ma che presto si riempirà di qualcos'altro, altra materia, altra energia. E' un nostro limite di calcolo che pone il nostro cervello a dubitare di tutto ciò che avviene all'esterno in maniera invisibile, se non è visibile non esiste, come per i nostri lontani antenati quando guardavano in cielo la superficie piatta della luna. Allora non sorreggeva neppure l'idea di una faccia nascosta. In realtà l'essere vivente vede le cose in modo bidimensionale perché la tridimensionalità implica il mistero della parte occultata alla vista. Solo con l'esperienza scientifica tutte le cose acquistano man mano una valenza tridimensionale cercando di dare informazioni sempre più precise del loro lato nascosto. Ecco perché non riusciamo a comprendere ancora il concetto di morte, non riusciamo a darli una valenza tridimensionale in quanto non abbiamo dati sufficienti. E mai ne avremo se non ne facciamo esperienza diretta, ma qui entra in gioco l'effetto della librazione lunare.
Cos'è l'essere vivente.
Esiste un unico essere vivente generato da un'unica esplosione primordiale, il suo nome è Io. Io è l'identità cosmica che avvolge e penetra il tutto e come tale osserva, percepisce, analizza e calcola. Un'unica identità che vive nello spazio-tempo senza alcun limite di misura. L'esperienza di Io si evolve con il suo proliferare, moltiplicarsi, ed estendersi verso l'esterno ad una velocità superiore a quella della luce. Una continua ramificazione che genera identità secondarie e terziarie in infiniti livelli fino alle ramificazioni di questo preciso momento. Ma tutti siamo figli della stessa identità primordiale e assoluta, e in essa ritorneremo alla fine del ciclo universale. Ad ogni morte di un essere vivente la materia si dissolve mentre l'identità si ramifica altrove. Il processo è continuo e inesorabile e si contrarrà solo quando il processo di ramificazione avrà dato le risposte necessarie all'evoluzione di Io.
Cos'è l'essere umano.
L'essere vivente che conclude il suo ciclo di vita nel nostro pianeta si può definire un essere umano. Altrimenti sarebbe qualcosa di diverso. Il protocollo dell'essere umano consiste nel dare risposte alle domande a lui poste, risolvere calcoli di probabilità utili al sistema, e generare energia utile alla perpetuazione della specie e quindi del sistema. L'essere vivente che compie il suo ciclo di vita nel rispetto dell'energia a lui affidata per la perpetuazione del sistema viene elogiato alla massima espressione di essere umano. Diversamente sarebbe qualcosa di diverso e comunque non un essere umano.
Cos'è il nulla.
Per comprendere il nulla occorrerebbe un cervello fatto di nulla, ma siccome il nostro cervello è fatto di materia, non possiamo comprenderlo. Sostanzialmente il nulla non esiste in quanto non è sperimentabile da nessun tipo di esperimento scientifico o filosofico. Effettivamente però esiste per un'istante infinitamente piccolo in quanto a contatto con l'esistenza annichilisce. Anche nel caso fosse di grande durata spazio-temporale la sua percezione equivarrebbe a zero. Per questo motivo il concetto di morte legato a questo stato estremo della cognizione non ha motivo di esistere. Il vuoto eventualmente percepito dall'esperienza diretta sarebbe immediatamente colmato da una nuova esistenza diversa o uguale a quella precedente. Il concetto comune di vuoto parte dal presupposto che sia nato prima della materia e dell'energia e che questi due elementi siano contenuti a loro volta al suo interno in una proporzione ampliamente inferiore. Ma se provassimo a invertire le cose, ad esempio che il vuoto si sia formato come una bolla all'interno di uno spazio infinito colmo di materia e energia, il concetto di vuoto, e quindi di nulla, sarebbe sovvertito e apparirebbe come un naturale effetto collaterale dell'esistenza. L'esistenza non sarebbe più una casualità ma semplicemente la condizione naturale all'interno dello spazio-tempo, mentre il nulla sarebbe l'evento straordinario nato nel suo grembo al fine di ristabilire equilibrio e complicità tra materia e energia. Quindi il vuoto e di conseguenza il nulla non devono necessariamente essere immaginati come qualcosa di potenzialmente negativo e addirittura letale per l'essere vivente. Da questa sorprendente e nuova cognizione si intuisce che l'essere vivente non è stato generato nel nulla ma bensì nella materia e nell'energia, e il suo destino rimarrà sempre rilegato a questi due elementi essenziali alla comprensione di se e dell'intero sistema.
Cos'è l'infinito.
L'essere vivente non può comprendere la dimensione dell'infinito perché entrerebbe in conflitto sulla concezione di nascita e morte della propria esistenza. Sarebbe opportuno immaginare questa dimensione come uno spazio o un tempo elastico di misura ragionevole e definita, dove solo il pensiero può interagire deformandoli al proprio bisogno di esplorazione. Quindi l'infinito non è reale ma è subordinato alla percezione e all'indagine di un singolo essere vivente. Di conseguenza l'infinito non corrisponderebbe a qualcosa di immensamente grande, ma a qualcosa di potenzialmente estendibile. E' l'essere vivente con il suo naturale bisogno di esplorazione a modificarne la struttura espandendolo solo nella direzione voluta e per un periodo di tempo predeterminato e non assoluto.
Cos'è la morte.
E' la trasformazione immediata da uno stato dell'essere vivente ad un altro di maggiore espressività cosmica. Anche la nascita di un essere vivente è a seguito di un passaggio da uno stato di minore espressività. Il feto considera la sua nascita come l'abbandono di un mondo conosciuto e confortevole verso uno sconosciuto e probabilmente letale. Il tunnel di luce che lo porta verso il nuovo mondo potrebbe essere comparabile a quello specularmente sperimentato nei casi di pre-morte. La morte è quindi un periodo di transito temporalmente definito e non uno stato di stagnazione.
Cosa c'è oltre.
A causa del protocollo di calcolo l'essere vivente non può effettuare ragionamenti che abbiano a che fare con l'infinito. E' una deformazione dello stesso metodo di calcolo impostato geneticamente nel nostro cervello che prevede che qualsiasi cosa o qualsiasi ragionamento, debba essere necessariamente contenuto in un contenitore. Il concetto di scatola è il principale limite cognitivo che impedisce l'analisi complessiva del sistema: il cervello è a sua volta contenuto nella scatola cranica, viviamo e ci muoviamo in delle scatole, e quando pensiamo a cose veramente grandi ed estreme anche queste vengono immaginate come delle grandi scatole in cui avviene l'azione o il pensiero. E questo è un grande limite per poter analizzare con obiettività cosa c'è oltre al conosciuto. Un buon metodo per sovvertire questo limite a nostro favore è pensare con il concetto di anti-scatola. Ad esempio se immaginiamo l'Universo come un'immensa scatola con al suo interno galassie, stelle e pianeti, faremo molta difficoltà nel comprendere il concetto di infinito, in quanto ci porremo sempre la stessa domanda: cosa c'è oltre la scatola?. Ma se invece ribaltiamo la situazione e mettiamo galassie, stelle e pianeti al di fuori di una scatola pre-dimensionata, ecco che il limite di infinito ci apparirebbe più ragionevole, in quanto il limite di grandezza del nostro Universo virtuale avrà un confine a noi noto, la scatola stessa, e non ci preoccuperemo più di stabilire un ulteriore limite esterno potenzialmente infinito oltre a quello da noi già verificato nell'esperimento.
Chi siamo. L'isola che voleva essere Io.
In un arcipelago di isole pensanti la più vanitosa si convinse di essere la più bella del gruppo. Ma un'inesorabile siccità prosciugò l'acqua che le divideva e l'isola vanitosa scoprì ben presto che la sua presunzione non aveva alcun metro di confronto in quanto tutte le isole del gruppo, se stessa compresa, altro non erano che un'unica grande isola. L'acqua fungeva da isolante tra le isole proprio come la plastica isola i cavi elettrici. Ma l'energia proviene da un'unica fonte ed è solo la plastica a dare forma ai miliardi di cavi elettrici che portano l'elettricità nelle nostre case. E noi?. Siamo anche noi un'unica grande fonte d'identità frazionata dall'isolante dei nostri corpi?. Siamo anche noi un'isola di presunzione quando ci confrontiamo con gli altri?. Un grande profeta, Gesù, ci insegno di amare il prossimo tuo come te stesso. Una coincidenza o era veramente a conoscenza di un grande disegno di unificazione cosmica?. E quando disse che è più facile che un cammello entri nella cruna di un ago, che un ricco nel regno di Dio, era anche a conoscenza del fatto che effettivamente, comprimendo gli atomi della materia, il cammello poteva benissimo oltrepassare il piccolo foro?. E se fossimo degli avatar periferici la cui unica identità risiede in un unico punto dello spazio-tempo?. Avatar dotati di una seppur propria e caratteristica personalità ma che devono rendere conto ad un unico iper-Io?.
L'iper-Io.
Sostanzialmente ognuno di noi vuole essere se stesso ma siamo certi che il nostro vero Io risiede all'interno del nostro corpo?. Io incomincio a dubitarne e ho ipotizzato un esperimento che potrebbe sorreggerne la teoria. Immaginiamo di essere rinchiusi all'interno di una stanza priva di qualsiasi fonte di luce, naturale o artificiale, inodore e assolutamente asettica. Immaginiamo ora di essere collegati tramite Internet ad un sistema androide a realtà aumentata, dove immagini, suoni, odori e sensazioni tattili ci vengono restituite virtualmente da una seconda unità robotica dall'altra faccia del pianeta. Tutto ci apparirà estremamente artificiale e claustrofobico, ma presto il nostro cervello inizierà ad adattarsi e a convincersi sempre più di non essere contenuto nella stanza in cui realmente si trova, ma all'interno del nostro robot che contrariamente restituisce emozioni percettive sempre più reali e soddisfacenti all'autoidentificazione di se. Penso di conseguenza e con limitato scarto di errore che non occorrano molti minuti che la nostra identità abbandoni il nostro corpo fisico e si sposti nell'altra faccia del pianeta. Ma questo è l'Io-cosciente adattato alla nuova situazione di vita, mentre avremo un iper-Io geolocalizzato nella stanza buia, silenzioso ma vigile sulla nuova realtà esterna. Questo esperimento potrebbe sorreggere la teoria della mono-identità da cui possono proliferare un numero elevatissimo di Io-locali disseminati in tutto l'Universo. Ognuno di noi sarebbe quindi discendente di un unico iper-Io cosmico, ma disporrebbe di ulteriori caratterizzazioni specifiche e adattate al proprio micro-cosmo. Queste particolarità caratteriali coadiuvate da un personale involucro materiale darebbero infine la sensazione di vivere un proprio Io ben definito completamente distinto dagli altri Io-locali e soprattutto dall'iper-Io cosmico.
Cos'è l'Identità.
Spesso confusa con l'individualità del proprio essere l'Identità è invece onnipresente. Spesso immaginata come un punto di dimensioni minime all'interno di uno spazio-tempo di dimensioni infinite, l'Identità e invece un fluido che occupa l'intero spazio-tempo nella sua complessità. Una sorta di energia di fondo che occupa equamente l'intero Universo in modo analogo all'informazione digitale che occupa l'intero etere terrestre in attesa di diventare fruibile attraverso l'uso di un decodificatore come ad esempio un televisore. Quando osserviamo una trasmissione televisiva è ad un certo punto spegniamo l'apparecchio televisivo, non ce ne accorgiamo ma quella trasmissione è ancora attiva attorno a noi solo che non abbiamo più a disposizione lo strumento necessario per decodificarla. Il fatto di non vedere una cosa non significa che quella cosa non esista. Stessa cosa accade all'Identità di un essere vivente che improvvisamente cessa di vivere. Il suo corpo ci appare inanimato e presto si dissolverà nella materia proprio come un vecchio televisore guasto. Ma la trasmissione non cesserà di esistere in quanto sarà fruibile da un altro decodificatore. Un esperimento utile a meglio comprenderne il concetto è quello dello sciroppo di menta che ognuno di noi può sperimentare a casa propria nell'arco di pochi minuti. Immaginiamo un essere vivente il cui corpo fisico è rappresentato da un bicchiere di vetro e l'Identità dal suo contenuto di acqua colorata con dello sciroppo di menta. Immergiamolo fino alla soglia di galleggiamento all'interno di una vasca da bagno riempita d'acqua pura. Quello che osserveremo è il nostro essere vivente di colore verde e dalla forma ben definita che è quella del bicchiere riempito dalla sostanza colorata. Ora se lo rompiamolo con un forte colpo di martello, il bicchiere andrà in frantumi che sprofonderanno quasi invisibilmente all'interno della vasca, mentre la sostanza verde si dissolverà nell'acqua trasparente circostante fino a non essere più visibile. A questo punto la nostra percezione decreterà il fallimento dell'esperimento in quanto tutto è andato perduto, corpo e identità. Ma sappiamo che non è così, solo il bicchiere è irrimediabilmente danneggiato mentre lo sciroppo di menta non lo è affatto, la sua composizione è ancora intatta solo che è invisibilmente diluita nell'acqua della vasca. Analogamente quando il nostro corpo fisico viene danneggiato irrimediabilmente, la nostra identità non cesserà di esistere ma si diluirà in modo invisibile nell'intero sistema in attesa di rioccupare un altro corpo fisico idoneo alla propria personalità. In realtà potremo ripetere l'esperimento con un numero maggiore di bicchieri, potenzialmente infinito, in una vasca ben più grande, potenzialmente infinita, e capiremo in egual misura che esiste un'unica identità che chiameremo primaria rappresentata simbolicamente dallo sciroppo di menta diluito nella vasca, e infinite ramificazioni di quest'ultima contenute provvisoriamente in altrettanti infiniti bicchieri, che chiameremo identità secondarie e in seguito anche terziarie come meglio descritto nel seguente protocollo.
Il protocollo dell'Identità nel nostro pianeta.
In questo pianeta esistono quattro tipi di Identità. L'iper-identità, l'identità primaria, secondaria e terziaria. L'iper-identità, spesso identificata con il nome di Gaia, è l'Io centrale che governa silenziosamente tutto il sistema planetario e di cui tutti noi, spesso inconsapevolmente, ne facciamo parte. L'identità primaria è invece l'Io cosciente di occupare un determinato corpo-avatar; la sensazione è quella di rappresentare un punto centrale del proprio Universo, tutto gravita attorno mentre gli altri compongono la scena della tua vita. L'identità secondaria sono gli altri esseri viventi, gli esseri visibili ad occhio nudo o tramite strumenti ottici virtuosi. L'identità terziaria sono infine gli altri esseri viventi non visibili neppure tramite strumenti ottici virtuosi , esseri viventi non visibili perché nascosti da altra materia o dalla curvatura stessa del pianeta. Questo tipo di identità è oggi la più influente grazie a Internet e a strumenti di comunicazione sempre più veloci e interattivi. Infine tutti questi livelli di auto-identificazione devono rispettare un'unica regola di protocollo in cui non è ammesso prelevare energia da altre identità coinvolte nella relazione. Non è oltremodo ammesso prendere possesso o soggiornarvi anche temporaneamente in altre identità. Solo tramite il sonno notturno è possibile effettuare transazioni e scambi temporanei di identità secondaria e terziaria all'interno della fase denominata Rem. A soggetti particolarmente dotati sono concesse transazioni e scambi prolungati di identità oltre la fase Rem e più genericamente al di fuori del sonno notturno. Questi soggetti particolarmente predisposti sono chiamati Juggler (Giocolieri), generalmente arruolati in attività di controllo e protezione dell'iper-identità planetaria, in particolar modo inseriti nei servizi segreti o nelle logge. Il numero di Juggler presenti nel nostro pianeta è sconosciuto, ma penso con limitato scarto di errore che siano tre.
Come viene gestita l'informazione nell'Universo.
Nel nostro pianeta ogni unità di calcolo locale e connessa all'unità centrale e a tutte le altre unità di calcolo locali per mezzo dell'acqua contenuta nell'atmosfera terrestre. Il sistema prevede che l'identità primaria collabori con le identità secondarie e terziarie a favore dell'iper-identità planetaria. I'per-identità e l'iper-Io sono la stessa cosa. Ognuno di noi ha il supremo compito di dare risposte alle domande a lui poste, risolvere calcoli di probabilità utili al sistema, e generare energia utile alla perpetuazione della specie e quindi del sistema. Nel nostro sistema solare, nella nostra galassia come in tutte le altre galassie e nello spazio interposto, le iper-identità trasferiscono a loro volta le informazioni raccolte per mezzo di canali costituiti di materia cosi detta oscura, in quanto non visibile direttamente ma che costituisce il novanta per cento dell'intera massa Universale. Di conseguenza l'Universo potrebbe essere paragonato ad un'enorme cervello dove tutte le informazioni sono collegate e trasmesse da invisibili sinapsi. Tutto è una continua elaborazione di calcolo a favore dell'auto identificazione dell'iper-Io cosmico e del suo progetto di espansione.
L'essere vivente diventa umano alla conclusione dell'intero ciclo di vita che dalla nascita lo porta alla morte, solo con questo processo apparentemente chiuso si compie la ragione dell'esistere, altrimenti non saremo predisposti a diventare degli esseri umani ma qualcosa di diverso. La vita è come una stanza con due porte, una senza maniglia dalla quale siamo entrati e dalla quale non possiamo più rientrarvi, e una con la maniglia oltre la quale non conosciamo cosa ci sia, ma che una volta aperta ci risucchierà inesorabilmente nel lato nascosto di noi stessi. Quindi la morte è il lato nascosto di ognuno di noi, non una parte inesistente del nostro essere. Da questo concetto fondamentale dell'essere partiamo con più serenità verso un viaggio all'interno del paradigma esistenziale cercando di comprenderne il senso. "Finché ci sono io c'è la vita, quando c'è la morte non ci sono più io" da una citazione filosofica di Margherita Hack dove si affronta il tema della mono-individualità. In realtà il concetto può anche affascinare gli agnostici ma fa acqua da tutte le parti se si pensa in termini di identità collettiva e non mono-individuale. Di fatto non posso pensare che ogni qualvolta ci sia una morte ci sia specularmente anche un nuovo nulla. Questo implicherebbe la distruzione dell'intero sistema, come ad esempio quello cosmico conosciuto, ogni qualvolta un essere vivente diventasse non vivente. L'Universo si trasformerebbe di conseguenza in una fabbrica di infiniti nulla creando inevitabilmente il collasso del sistema stesso. Basti pensare che nel nostro pianeta, secondo una stima di Carl Haub per conto dell'organizzazione non-profit Population Reference Bureau, sono vissuti oltre 106 miliardi di esseri umani mentre attualmente ne sono in vita poco più di sette, circa il quindici per cento del dato complessivo dalle nostre origini ad oggi. Un dato questo che statisticamente tenderebbe a diminuire esponenzialmente verso un numero talmente piccolo da annichilire l'intera esistenza. Quindi ritengo improbabile che a seguito della morte dell'essere vivente ci sia un vuoto incolmabile. Semmai, e nella peggiore delle ipotesi, ci potrà essere un vuoto provvisorio ma che presto si riempirà di qualcos'altro, altra materia, altra energia. E' un nostro limite di calcolo che pone il nostro cervello a dubitare di tutto ciò che avviene all'esterno in maniera invisibile, se non è visibile non esiste, come per i nostri lontani antenati quando guardavano in cielo la superficie piatta della luna. Allora non sorreggeva neppure l'idea di una faccia nascosta. In realtà l'essere vivente vede le cose in modo bidimensionale perché la tridimensionalità implica il mistero della parte occultata alla vista. Solo con l'esperienza scientifica tutte le cose acquistano man mano una valenza tridimensionale cercando di dare informazioni sempre più precise del loro lato nascosto. Ecco perché non riusciamo a comprendere ancora il concetto di morte, non riusciamo a darli una valenza tridimensionale in quanto non abbiamo dati sufficienti. E mai ne avremo se non ne facciamo esperienza diretta, ma qui entra in gioco l'effetto della librazione lunare.
Cos'è l'essere vivente.
Esiste un unico essere vivente generato da un'unica esplosione primordiale, il suo nome è Io. Io è l'identità cosmica che avvolge e penetra il tutto e come tale osserva, percepisce, analizza e calcola. Un'unica identità che vive nello spazio-tempo senza alcun limite di misura. L'esperienza di Io si evolve con il suo proliferare, moltiplicarsi, ed estendersi verso l'esterno ad una velocità superiore a quella della luce. Una continua ramificazione che genera identità secondarie e terziarie in infiniti livelli fino alle ramificazioni di questo preciso momento. Ma tutti siamo figli della stessa identità primordiale e assoluta, e in essa ritorneremo alla fine del ciclo universale. Ad ogni morte di un essere vivente la materia si dissolve mentre l'identità si ramifica altrove. Il processo è continuo e inesorabile e si contrarrà solo quando il processo di ramificazione avrà dato le risposte necessarie all'evoluzione di Io.
Cos'è l'essere umano.
L'essere vivente che conclude il suo ciclo di vita nel nostro pianeta si può definire un essere umano. Altrimenti sarebbe qualcosa di diverso. Il protocollo dell'essere umano consiste nel dare risposte alle domande a lui poste, risolvere calcoli di probabilità utili al sistema, e generare energia utile alla perpetuazione della specie e quindi del sistema. L'essere vivente che compie il suo ciclo di vita nel rispetto dell'energia a lui affidata per la perpetuazione del sistema viene elogiato alla massima espressione di essere umano. Diversamente sarebbe qualcosa di diverso e comunque non un essere umano.
Cos'è il nulla.
Per comprendere il nulla occorrerebbe un cervello fatto di nulla, ma siccome il nostro cervello è fatto di materia, non possiamo comprenderlo. Sostanzialmente il nulla non esiste in quanto non è sperimentabile da nessun tipo di esperimento scientifico o filosofico. Effettivamente però esiste per un'istante infinitamente piccolo in quanto a contatto con l'esistenza annichilisce. Anche nel caso fosse di grande durata spazio-temporale la sua percezione equivarrebbe a zero. Per questo motivo il concetto di morte legato a questo stato estremo della cognizione non ha motivo di esistere. Il vuoto eventualmente percepito dall'esperienza diretta sarebbe immediatamente colmato da una nuova esistenza diversa o uguale a quella precedente. Il concetto comune di vuoto parte dal presupposto che sia nato prima della materia e dell'energia e che questi due elementi siano contenuti a loro volta al suo interno in una proporzione ampliamente inferiore. Ma se provassimo a invertire le cose, ad esempio che il vuoto si sia formato come una bolla all'interno di uno spazio infinito colmo di materia e energia, il concetto di vuoto, e quindi di nulla, sarebbe sovvertito e apparirebbe come un naturale effetto collaterale dell'esistenza. L'esistenza non sarebbe più una casualità ma semplicemente la condizione naturale all'interno dello spazio-tempo, mentre il nulla sarebbe l'evento straordinario nato nel suo grembo al fine di ristabilire equilibrio e complicità tra materia e energia. Quindi il vuoto e di conseguenza il nulla non devono necessariamente essere immaginati come qualcosa di potenzialmente negativo e addirittura letale per l'essere vivente. Da questa sorprendente e nuova cognizione si intuisce che l'essere vivente non è stato generato nel nulla ma bensì nella materia e nell'energia, e il suo destino rimarrà sempre rilegato a questi due elementi essenziali alla comprensione di se e dell'intero sistema.
Cos'è l'infinito.
L'essere vivente non può comprendere la dimensione dell'infinito perché entrerebbe in conflitto sulla concezione di nascita e morte della propria esistenza. Sarebbe opportuno immaginare questa dimensione come uno spazio o un tempo elastico di misura ragionevole e definita, dove solo il pensiero può interagire deformandoli al proprio bisogno di esplorazione. Quindi l'infinito non è reale ma è subordinato alla percezione e all'indagine di un singolo essere vivente. Di conseguenza l'infinito non corrisponderebbe a qualcosa di immensamente grande, ma a qualcosa di potenzialmente estendibile. E' l'essere vivente con il suo naturale bisogno di esplorazione a modificarne la struttura espandendolo solo nella direzione voluta e per un periodo di tempo predeterminato e non assoluto.
Cos'è la morte.
E' la trasformazione immediata da uno stato dell'essere vivente ad un altro di maggiore espressività cosmica. Anche la nascita di un essere vivente è a seguito di un passaggio da uno stato di minore espressività. Il feto considera la sua nascita come l'abbandono di un mondo conosciuto e confortevole verso uno sconosciuto e probabilmente letale. Il tunnel di luce che lo porta verso il nuovo mondo potrebbe essere comparabile a quello specularmente sperimentato nei casi di pre-morte. La morte è quindi un periodo di transito temporalmente definito e non uno stato di stagnazione.
Cosa c'è oltre.
A causa del protocollo di calcolo l'essere vivente non può effettuare ragionamenti che abbiano a che fare con l'infinito. E' una deformazione dello stesso metodo di calcolo impostato geneticamente nel nostro cervello che prevede che qualsiasi cosa o qualsiasi ragionamento, debba essere necessariamente contenuto in un contenitore. Il concetto di scatola è il principale limite cognitivo che impedisce l'analisi complessiva del sistema: il cervello è a sua volta contenuto nella scatola cranica, viviamo e ci muoviamo in delle scatole, e quando pensiamo a cose veramente grandi ed estreme anche queste vengono immaginate come delle grandi scatole in cui avviene l'azione o il pensiero. E questo è un grande limite per poter analizzare con obiettività cosa c'è oltre al conosciuto. Un buon metodo per sovvertire questo limite a nostro favore è pensare con il concetto di anti-scatola. Ad esempio se immaginiamo l'Universo come un'immensa scatola con al suo interno galassie, stelle e pianeti, faremo molta difficoltà nel comprendere il concetto di infinito, in quanto ci porremo sempre la stessa domanda: cosa c'è oltre la scatola?. Ma se invece ribaltiamo la situazione e mettiamo galassie, stelle e pianeti al di fuori di una scatola pre-dimensionata, ecco che il limite di infinito ci apparirebbe più ragionevole, in quanto il limite di grandezza del nostro Universo virtuale avrà un confine a noi noto, la scatola stessa, e non ci preoccuperemo più di stabilire un ulteriore limite esterno potenzialmente infinito oltre a quello da noi già verificato nell'esperimento.
Chi siamo. L'isola che voleva essere Io.
In un arcipelago di isole pensanti la più vanitosa si convinse di essere la più bella del gruppo. Ma un'inesorabile siccità prosciugò l'acqua che le divideva e l'isola vanitosa scoprì ben presto che la sua presunzione non aveva alcun metro di confronto in quanto tutte le isole del gruppo, se stessa compresa, altro non erano che un'unica grande isola. L'acqua fungeva da isolante tra le isole proprio come la plastica isola i cavi elettrici. Ma l'energia proviene da un'unica fonte ed è solo la plastica a dare forma ai miliardi di cavi elettrici che portano l'elettricità nelle nostre case. E noi?. Siamo anche noi un'unica grande fonte d'identità frazionata dall'isolante dei nostri corpi?. Siamo anche noi un'isola di presunzione quando ci confrontiamo con gli altri?. Un grande profeta, Gesù, ci insegno di amare il prossimo tuo come te stesso. Una coincidenza o era veramente a conoscenza di un grande disegno di unificazione cosmica?. E quando disse che è più facile che un cammello entri nella cruna di un ago, che un ricco nel regno di Dio, era anche a conoscenza del fatto che effettivamente, comprimendo gli atomi della materia, il cammello poteva benissimo oltrepassare il piccolo foro?. E se fossimo degli avatar periferici la cui unica identità risiede in un unico punto dello spazio-tempo?. Avatar dotati di una seppur propria e caratteristica personalità ma che devono rendere conto ad un unico iper-Io?.
L'iper-Io.
Sostanzialmente ognuno di noi vuole essere se stesso ma siamo certi che il nostro vero Io risiede all'interno del nostro corpo?. Io incomincio a dubitarne e ho ipotizzato un esperimento che potrebbe sorreggerne la teoria. Immaginiamo di essere rinchiusi all'interno di una stanza priva di qualsiasi fonte di luce, naturale o artificiale, inodore e assolutamente asettica. Immaginiamo ora di essere collegati tramite Internet ad un sistema androide a realtà aumentata, dove immagini, suoni, odori e sensazioni tattili ci vengono restituite virtualmente da una seconda unità robotica dall'altra faccia del pianeta. Tutto ci apparirà estremamente artificiale e claustrofobico, ma presto il nostro cervello inizierà ad adattarsi e a convincersi sempre più di non essere contenuto nella stanza in cui realmente si trova, ma all'interno del nostro robot che contrariamente restituisce emozioni percettive sempre più reali e soddisfacenti all'autoidentificazione di se. Penso di conseguenza e con limitato scarto di errore che non occorrano molti minuti che la nostra identità abbandoni il nostro corpo fisico e si sposti nell'altra faccia del pianeta. Ma questo è l'Io-cosciente adattato alla nuova situazione di vita, mentre avremo un iper-Io geolocalizzato nella stanza buia, silenzioso ma vigile sulla nuova realtà esterna. Questo esperimento potrebbe sorreggere la teoria della mono-identità da cui possono proliferare un numero elevatissimo di Io-locali disseminati in tutto l'Universo. Ognuno di noi sarebbe quindi discendente di un unico iper-Io cosmico, ma disporrebbe di ulteriori caratterizzazioni specifiche e adattate al proprio micro-cosmo. Queste particolarità caratteriali coadiuvate da un personale involucro materiale darebbero infine la sensazione di vivere un proprio Io ben definito completamente distinto dagli altri Io-locali e soprattutto dall'iper-Io cosmico.
Cos'è l'Identità.
Spesso confusa con l'individualità del proprio essere l'Identità è invece onnipresente. Spesso immaginata come un punto di dimensioni minime all'interno di uno spazio-tempo di dimensioni infinite, l'Identità e invece un fluido che occupa l'intero spazio-tempo nella sua complessità. Una sorta di energia di fondo che occupa equamente l'intero Universo in modo analogo all'informazione digitale che occupa l'intero etere terrestre in attesa di diventare fruibile attraverso l'uso di un decodificatore come ad esempio un televisore. Quando osserviamo una trasmissione televisiva è ad un certo punto spegniamo l'apparecchio televisivo, non ce ne accorgiamo ma quella trasmissione è ancora attiva attorno a noi solo che non abbiamo più a disposizione lo strumento necessario per decodificarla. Il fatto di non vedere una cosa non significa che quella cosa non esista. Stessa cosa accade all'Identità di un essere vivente che improvvisamente cessa di vivere. Il suo corpo ci appare inanimato e presto si dissolverà nella materia proprio come un vecchio televisore guasto. Ma la trasmissione non cesserà di esistere in quanto sarà fruibile da un altro decodificatore. Un esperimento utile a meglio comprenderne il concetto è quello dello sciroppo di menta che ognuno di noi può sperimentare a casa propria nell'arco di pochi minuti. Immaginiamo un essere vivente il cui corpo fisico è rappresentato da un bicchiere di vetro e l'Identità dal suo contenuto di acqua colorata con dello sciroppo di menta. Immergiamolo fino alla soglia di galleggiamento all'interno di una vasca da bagno riempita d'acqua pura. Quello che osserveremo è il nostro essere vivente di colore verde e dalla forma ben definita che è quella del bicchiere riempito dalla sostanza colorata. Ora se lo rompiamolo con un forte colpo di martello, il bicchiere andrà in frantumi che sprofonderanno quasi invisibilmente all'interno della vasca, mentre la sostanza verde si dissolverà nell'acqua trasparente circostante fino a non essere più visibile. A questo punto la nostra percezione decreterà il fallimento dell'esperimento in quanto tutto è andato perduto, corpo e identità. Ma sappiamo che non è così, solo il bicchiere è irrimediabilmente danneggiato mentre lo sciroppo di menta non lo è affatto, la sua composizione è ancora intatta solo che è invisibilmente diluita nell'acqua della vasca. Analogamente quando il nostro corpo fisico viene danneggiato irrimediabilmente, la nostra identità non cesserà di esistere ma si diluirà in modo invisibile nell'intero sistema in attesa di rioccupare un altro corpo fisico idoneo alla propria personalità. In realtà potremo ripetere l'esperimento con un numero maggiore di bicchieri, potenzialmente infinito, in una vasca ben più grande, potenzialmente infinita, e capiremo in egual misura che esiste un'unica identità che chiameremo primaria rappresentata simbolicamente dallo sciroppo di menta diluito nella vasca, e infinite ramificazioni di quest'ultima contenute provvisoriamente in altrettanti infiniti bicchieri, che chiameremo identità secondarie e in seguito anche terziarie come meglio descritto nel seguente protocollo.
Il protocollo dell'Identità nel nostro pianeta.
In questo pianeta esistono quattro tipi di Identità. L'iper-identità, l'identità primaria, secondaria e terziaria. L'iper-identità, spesso identificata con il nome di Gaia, è l'Io centrale che governa silenziosamente tutto il sistema planetario e di cui tutti noi, spesso inconsapevolmente, ne facciamo parte. L'identità primaria è invece l'Io cosciente di occupare un determinato corpo-avatar; la sensazione è quella di rappresentare un punto centrale del proprio Universo, tutto gravita attorno mentre gli altri compongono la scena della tua vita. L'identità secondaria sono gli altri esseri viventi, gli esseri visibili ad occhio nudo o tramite strumenti ottici virtuosi. L'identità terziaria sono infine gli altri esseri viventi non visibili neppure tramite strumenti ottici virtuosi , esseri viventi non visibili perché nascosti da altra materia o dalla curvatura stessa del pianeta. Questo tipo di identità è oggi la più influente grazie a Internet e a strumenti di comunicazione sempre più veloci e interattivi. Infine tutti questi livelli di auto-identificazione devono rispettare un'unica regola di protocollo in cui non è ammesso prelevare energia da altre identità coinvolte nella relazione. Non è oltremodo ammesso prendere possesso o soggiornarvi anche temporaneamente in altre identità. Solo tramite il sonno notturno è possibile effettuare transazioni e scambi temporanei di identità secondaria e terziaria all'interno della fase denominata Rem. A soggetti particolarmente dotati sono concesse transazioni e scambi prolungati di identità oltre la fase Rem e più genericamente al di fuori del sonno notturno. Questi soggetti particolarmente predisposti sono chiamati Juggler (Giocolieri), generalmente arruolati in attività di controllo e protezione dell'iper-identità planetaria, in particolar modo inseriti nei servizi segreti o nelle logge. Il numero di Juggler presenti nel nostro pianeta è sconosciuto, ma penso con limitato scarto di errore che siano tre.
Come viene gestita l'informazione nell'Universo.
Nel nostro pianeta ogni unità di calcolo locale e connessa all'unità centrale e a tutte le altre unità di calcolo locali per mezzo dell'acqua contenuta nell'atmosfera terrestre. Il sistema prevede che l'identità primaria collabori con le identità secondarie e terziarie a favore dell'iper-identità planetaria. I'per-identità e l'iper-Io sono la stessa cosa. Ognuno di noi ha il supremo compito di dare risposte alle domande a lui poste, risolvere calcoli di probabilità utili al sistema, e generare energia utile alla perpetuazione della specie e quindi del sistema. Nel nostro sistema solare, nella nostra galassia come in tutte le altre galassie e nello spazio interposto, le iper-identità trasferiscono a loro volta le informazioni raccolte per mezzo di canali costituiti di materia cosi detta oscura, in quanto non visibile direttamente ma che costituisce il novanta per cento dell'intera massa Universale. Di conseguenza l'Universo potrebbe essere paragonato ad un'enorme cervello dove tutte le informazioni sono collegate e trasmesse da invisibili sinapsi. Tutto è una continua elaborazione di calcolo a favore dell'auto identificazione dell'iper-Io cosmico e del suo progetto di espansione.
Tanto tempo
Il tempo quantico dall'immortalità alla vita.
Quando hai tutto, o quasi, l'unica cosa che veramente vorresti avere è l'immortalità.
Ecco perchè oggi la morte è ironizzata più che in qualsiasi altro tempo.
Quella di oggi è una straordinaria società fondata sulla moltiplicazione e su un sistema che produce numeri. Padre Pio diceva che l'Uomo è seduto su uno sgabello troppo basso per vedere dall'alto la grandezza del disegno in cui lui stesso è coinvolto. Il popolo mondiale ragiona di fatto con una quantità numerica troppo bassa per vigilare sulla grande orchestrazione globale. Le misure sono al centro della nostra cultura e contano più di ogni altra cosa esistente. Ma il Quantum è la minor parte divisibile di un'entità, e in questo limite è il nostro asset sociale che annichilisce su se stesso.
La moltiplicazione numerica di ogni cosa e la diversificazione diventa quindi la strategia umana di allontanarsi dall'Unicum e quindi di rifuggire alla morte come atto finale e quantistico del Quantum. Ma è decisamente impossibile ignorare quello che in ognuno di noi esiste da sempre, un'unica particella indivisibile da cui siamo stati inesorabilmente creati al nascere del nostro Universo e da quelli precedenti che a loro volta lo hanno creato. Posso con certezza affermare che la vita intesa come coscienza di se è sempre esistita perchè si manifesta all'interno di un nulla anch'esso potenzialmente infinito. In considerazione di questo vita e morte non possono coesistere e di conseguenza una delle due è un'inganno alla nostra percezione esistenzialistica. E ritorniamo alla grande unità perchè in essa tutto si manifesta, si espande, si moltiplica, per poi riconcentrarsi e unificarsi all'origine. Un modello analogo è riscontrabile proprio nell'evoluzione stessa dell'Universo dal Big-bang al Big-crunch, come pure dalla nascita di un'individuo alla sua morte. Ed è proprio nel modello che possiamo trovare ogni risposta, l'archetipo contiene in se tutto quello di cui abbiamo bisogno di sapere.
Il sogno quantico
Vi racconto una storia molto semplice ma che non ho mai capito. Non so se a voi è mai capitato di sognare un grande numero uno, immenso forse più grande dell'Everest, e li a fianco un piccolissimo due. Ma anche un'enorme macina il cui unico scopo perpetuo è quello di polverizzare un'unico chicco di grano. Ebbene quel sogno è sempre ricorrente nella mia vita e si manifesta all'incirca ogni due anni con tutta la potenza evocativa e al contempo drammatica. E a qualcuno di voi è mai accaduto di sognare di esplodere?. Intendo proprio un grande botto, immenso, potentissimo dove il tuo corpo si disintegra in miliardi di sotto-unità. Una sensazione devastante, non dolorosa ma certamente inquietante a tal punto di farti svegliare immediatamente. Che sia un residuo della nostra memoria arcaica di quando la nostra identità si è generata proprio dall'esplosione del grande Big-bang, o più semplicemente un'esplosione in cui, in una precedente vita, ne siamo rimasti vittima?. In ogni caso stiamo parlando di trascendenza e in ogni caso possiamo confermare quello precedentemente affermato in questo capitolo.
L'Uomo al centro dell'Universo
Molte volte ho sentito affermare che l'Uomo è talmente piccolo al cospetto delle manifestazioni cosmiche da essere considerato non più importante di granello di polvere, oppure addirittura inesistente dopo la propria morte terrena. A queste affermazioni la mia ragione entra immediatamente in conflitto con quello a cui credo e le mie risposte iniziano a demolire ogni altrui certezza. Ad esempio, siete certi che di fronte ad una stella il vostro corpo fisico è tanto piccolo?. Siete certi di essere tanto importanti e insostituibili che dopo la vostra morte non ci sarete più?. E' anche vero che nessuno è mai tornato indietro a conferma di ciò, dalla più classica delle risposte, ma perchè mai dovrebbe farlo insisto?. Il processo di trascendenza potrebbe comunque essere univettoriale, o comunque sapere quello che ci aspetta nella nostra evoluzione potrebbe danneggiare il processo stesso facendolo collassare. E siete sicuri di essere tanto piccoli nella scala universale?. Avete mai pensato quanto di più piccolo esiste oltre il vostro corpo?. Il Plank ad esempio misura uno alla meno quaranta e l'Universo ad oggi conosciuto uno alla più quaranta. Come dire un numero talmente piccolo da avere davanti quaranta zeri e uno talmente grande di averli ben dietro. Vi stupirete ancor di più se vi dico che la dimensione umana si trova quasi in mezzo a queste grandezze. Ne consegue che l'Uomo è grande circa la metà dell'Universo conosciuto, un bel bestione e non un microbo. Come vi dicevo all'inizio di questo capitolo è tutta una questione di numeri, il problema è che molto spesso non riusciamo a comprenderli tanto sono grandi ignorando così la vera realtà che ci circonda che a sua volta viene sostituita da quella percepibile. Il più grande inganno che l'uomo abbia mai creato su se stesso.
Ritorniamo alla centralità dell'Uomo nell'Universo. Coincidenza o mistero Divino. Potrebbe anche essere che l'identità cosciente crei automaticamente una realtà e se circostante che si espande proporzionalmente sia nel piccolo che nel grande, come dire un uovo di rondine al centro del su nido di paglia. Immagineremo così un'unica mente all'interno di un Universo virtuale totalmente immaginato dove gli altri individui non sono che varianti esternizzate al proprio Io cosciente. In questa ipotesi è triste a dirlo ma saremo completamente soli ma dotati del più potente videogioco della storia della Nintendo. Ma anche nel film Matrix più o meno si parla della stessa cosa, e nel film Avatar viene spiegato ancora meglio quello che ho sempre creduto. Ma qui tremano i pilasti di questo libro, vi sto anche dicendo che Donald Trump, solo per fare un'esempio, siete voi. Immagino che ora avreste tanta voglia di chiudere per sempre questo sito, ma non fatelo perchè vi perdereste l'opportunità di essere Brad Pitt o Francesca Ferragni, a vostra libera scelta s'intende, e con tanto di diritto al recesso o al cambio merce.
Stiamo sempre parlando di ipotesi, come anche trattato in prefazione sto utilizzando un cervello spazialmente limitato o comunque, nel caso fosse illimitato, dotato di automatismi di conservazione dello status-quo che tanto ci mantengono in uno stato più o meno felice.
La prova della malattie mentali
Una delle tante prove che ho provato a supporto di queste teorie le possiamo trovare anche in molti comportamenti tipici delle più comuni malattie mentali come la dissociazione della realtà, la schizofrenia o il più contemporaneo "male del vivere" o anche detta Depressione. In quasi tutti i casi da me analizzati sembra coesistere una "rotture" del meccanismo di autoidentificazione, come dire un codice a barre di barattolo di piselli sull'etichetta di un barattolo di pomodoro, solo per citare un'esempio. Il sensore della cassiera avverte che c'è qualcosa che non va ed entra nel pallone per farla in termini comprensibili. Questo per quanto riguarda un disturbo della personalità o di schizofrenia se appunto il pomodoro crede di essere un pisello, o viceversa. (Disturbo della sessualità). Tutte queste bizzarre analogie ci portano in ogni caso a supportare le varie ipotesi scientifiche e filosofiche finora timidamente trattate in tutta la loro vacuità.
La prova delle invenzioni
Un'altra prova a supporto di quanto finora ipotizzato nel funzionamento Uomo-Universo e del suo imprescindibile legame è la comprensione analitica delle invenzioni dell'Uomo. Se l'Universo è artefice dell'Uomo per un effetto di trascendenza anche un invenzione può in se trasportarne il modello archetipo del suo creatore. Un'automobile ad esempio ha quatto ruote e un volante di comando, come i quattro arti e la testa del suo creatore. Ma è in Internet che oggi possiamo trovare una delle più stupefacenti analogie invenzione-creatore che siano mai finora esistite. La rete è sostanzialmente la copia esatta del modello celebrale umano, basti a pensare l'enormità di collegamenti ipertestuali che emulano quelli sinaptici umani, i vari snodi di smistamento che in Internet sono chiamati Server e in biologia Sinapsi, il fatto che entrambi sono manifestazioni che funzionano con l'elettricità. Oltre a tutto ciò entrambi hanno un Dio, o pensano di averlo, un Software ad esempio pensa di essere stato creato da qualcosa o da qualcuno pur non avendolo mai visto. Sa solo che a volte nasce e a volte muore non sapendo che è la mano dell'Uomo ad inserirne o ad estrarne la chiavetta. Come Internet ha un Dio perchè escludere la possibilità che anche noi ne abbiamo uno?. Non è questa una logica scientifica oltre che filosofica?. Il mio pensiero va all'amata Margherita Hack che afferma (notate che non scrivo affermava) che quando sei vivo la morte non esiste, e quando sei morto sei proprio tu a non esistere. Paradossale il fatto che anche lei non credeva alla morte intesa come fine o evento. Quello che si legge tra le sue parole è proprio che una scienziata non creda nel profondo della sua anima alla morte.
Gli agnostici possano quindi ricredersi e finire di puntare il dito sulla presunta ingenuità dei credenti in qualcosa.
La scienza oggi deve trovare un'alleanza in tutte le espressioni culturali dell'Uomo, anche in quelle più filosofiche e teoricistiche, perchè non vi sia più discriminazione intellettuale e che ogni essere vivente possa meglio esprimere il suo pezzo di conoscenza utile al buon funzionamento dell'intero sistema. Che la parola stupido o ignorante sia per sempre cancellata a favore di un diversamente intelligente o diversamente informato.
La prova della vita o dell'elastico
La prova regina per antonomasia. La vita è la prova stessa che il nulla in quanto opposto non può esistere. O per lo meno, secondo la teoria dell'elastico, entrambi esistono e convivono per sempre.
La prova è molto semplice da eseguire. Prendiamo un elastico che chiameremo nulla e che a sua volta gli diamo un valore di lunghezza pari a infinito. Ora decidiamo dove segnare con un pennarello indelebile il punto A che chiameremo Nascita, e il punto B che chiameremo Morte. Abbiamo così segnato nella retta un segmento A-B che rappresenterà la vita di un essere umano. Ora afferriamo le due estremità dell'elastico del nostro esperimento con due mani e iniziamo ad allungarlo. Come potremo notare sia l'elastico in tutta la sua estensione, sia il segmento A-B in esso contenuto tendono ad allungarsi proporzionalmente fino ad un ipotetico infinito. Quindi abbiamo creato un modella di vita anch'esso infinito anche se in se necessita di una nascita e di una morte per auto identificarsi tale. Il concetto non è semplice da assimilare ma l'esercizio con questo strumento di analisi aiuta molto. Ma l'elastico potrebbe ad un certo punto spezzarsi. Ad esempio se un secondo partecipante introduce l'uso di una forbice...
Quando hai tutto, o quasi, l'unica cosa che veramente vorresti avere è l'immortalità.
Ecco perchè oggi la morte è ironizzata più che in qualsiasi altro tempo.
Quella di oggi è una straordinaria società fondata sulla moltiplicazione e su un sistema che produce numeri. Padre Pio diceva che l'Uomo è seduto su uno sgabello troppo basso per vedere dall'alto la grandezza del disegno in cui lui stesso è coinvolto. Il popolo mondiale ragiona di fatto con una quantità numerica troppo bassa per vigilare sulla grande orchestrazione globale. Le misure sono al centro della nostra cultura e contano più di ogni altra cosa esistente. Ma il Quantum è la minor parte divisibile di un'entità, e in questo limite è il nostro asset sociale che annichilisce su se stesso.
La moltiplicazione numerica di ogni cosa e la diversificazione diventa quindi la strategia umana di allontanarsi dall'Unicum e quindi di rifuggire alla morte come atto finale e quantistico del Quantum. Ma è decisamente impossibile ignorare quello che in ognuno di noi esiste da sempre, un'unica particella indivisibile da cui siamo stati inesorabilmente creati al nascere del nostro Universo e da quelli precedenti che a loro volta lo hanno creato. Posso con certezza affermare che la vita intesa come coscienza di se è sempre esistita perchè si manifesta all'interno di un nulla anch'esso potenzialmente infinito. In considerazione di questo vita e morte non possono coesistere e di conseguenza una delle due è un'inganno alla nostra percezione esistenzialistica. E ritorniamo alla grande unità perchè in essa tutto si manifesta, si espande, si moltiplica, per poi riconcentrarsi e unificarsi all'origine. Un modello analogo è riscontrabile proprio nell'evoluzione stessa dell'Universo dal Big-bang al Big-crunch, come pure dalla nascita di un'individuo alla sua morte. Ed è proprio nel modello che possiamo trovare ogni risposta, l'archetipo contiene in se tutto quello di cui abbiamo bisogno di sapere.
Il sogno quantico
Vi racconto una storia molto semplice ma che non ho mai capito. Non so se a voi è mai capitato di sognare un grande numero uno, immenso forse più grande dell'Everest, e li a fianco un piccolissimo due. Ma anche un'enorme macina il cui unico scopo perpetuo è quello di polverizzare un'unico chicco di grano. Ebbene quel sogno è sempre ricorrente nella mia vita e si manifesta all'incirca ogni due anni con tutta la potenza evocativa e al contempo drammatica. E a qualcuno di voi è mai accaduto di sognare di esplodere?. Intendo proprio un grande botto, immenso, potentissimo dove il tuo corpo si disintegra in miliardi di sotto-unità. Una sensazione devastante, non dolorosa ma certamente inquietante a tal punto di farti svegliare immediatamente. Che sia un residuo della nostra memoria arcaica di quando la nostra identità si è generata proprio dall'esplosione del grande Big-bang, o più semplicemente un'esplosione in cui, in una precedente vita, ne siamo rimasti vittima?. In ogni caso stiamo parlando di trascendenza e in ogni caso possiamo confermare quello precedentemente affermato in questo capitolo.
L'Uomo al centro dell'Universo
Molte volte ho sentito affermare che l'Uomo è talmente piccolo al cospetto delle manifestazioni cosmiche da essere considerato non più importante di granello di polvere, oppure addirittura inesistente dopo la propria morte terrena. A queste affermazioni la mia ragione entra immediatamente in conflitto con quello a cui credo e le mie risposte iniziano a demolire ogni altrui certezza. Ad esempio, siete certi che di fronte ad una stella il vostro corpo fisico è tanto piccolo?. Siete certi di essere tanto importanti e insostituibili che dopo la vostra morte non ci sarete più?. E' anche vero che nessuno è mai tornato indietro a conferma di ciò, dalla più classica delle risposte, ma perchè mai dovrebbe farlo insisto?. Il processo di trascendenza potrebbe comunque essere univettoriale, o comunque sapere quello che ci aspetta nella nostra evoluzione potrebbe danneggiare il processo stesso facendolo collassare. E siete sicuri di essere tanto piccoli nella scala universale?. Avete mai pensato quanto di più piccolo esiste oltre il vostro corpo?. Il Plank ad esempio misura uno alla meno quaranta e l'Universo ad oggi conosciuto uno alla più quaranta. Come dire un numero talmente piccolo da avere davanti quaranta zeri e uno talmente grande di averli ben dietro. Vi stupirete ancor di più se vi dico che la dimensione umana si trova quasi in mezzo a queste grandezze. Ne consegue che l'Uomo è grande circa la metà dell'Universo conosciuto, un bel bestione e non un microbo. Come vi dicevo all'inizio di questo capitolo è tutta una questione di numeri, il problema è che molto spesso non riusciamo a comprenderli tanto sono grandi ignorando così la vera realtà che ci circonda che a sua volta viene sostituita da quella percepibile. Il più grande inganno che l'uomo abbia mai creato su se stesso.
Ritorniamo alla centralità dell'Uomo nell'Universo. Coincidenza o mistero Divino. Potrebbe anche essere che l'identità cosciente crei automaticamente una realtà e se circostante che si espande proporzionalmente sia nel piccolo che nel grande, come dire un uovo di rondine al centro del su nido di paglia. Immagineremo così un'unica mente all'interno di un Universo virtuale totalmente immaginato dove gli altri individui non sono che varianti esternizzate al proprio Io cosciente. In questa ipotesi è triste a dirlo ma saremo completamente soli ma dotati del più potente videogioco della storia della Nintendo. Ma anche nel film Matrix più o meno si parla della stessa cosa, e nel film Avatar viene spiegato ancora meglio quello che ho sempre creduto. Ma qui tremano i pilasti di questo libro, vi sto anche dicendo che Donald Trump, solo per fare un'esempio, siete voi. Immagino che ora avreste tanta voglia di chiudere per sempre questo sito, ma non fatelo perchè vi perdereste l'opportunità di essere Brad Pitt o Francesca Ferragni, a vostra libera scelta s'intende, e con tanto di diritto al recesso o al cambio merce.
Stiamo sempre parlando di ipotesi, come anche trattato in prefazione sto utilizzando un cervello spazialmente limitato o comunque, nel caso fosse illimitato, dotato di automatismi di conservazione dello status-quo che tanto ci mantengono in uno stato più o meno felice.
La prova della malattie mentali
Una delle tante prove che ho provato a supporto di queste teorie le possiamo trovare anche in molti comportamenti tipici delle più comuni malattie mentali come la dissociazione della realtà, la schizofrenia o il più contemporaneo "male del vivere" o anche detta Depressione. In quasi tutti i casi da me analizzati sembra coesistere una "rotture" del meccanismo di autoidentificazione, come dire un codice a barre di barattolo di piselli sull'etichetta di un barattolo di pomodoro, solo per citare un'esempio. Il sensore della cassiera avverte che c'è qualcosa che non va ed entra nel pallone per farla in termini comprensibili. Questo per quanto riguarda un disturbo della personalità o di schizofrenia se appunto il pomodoro crede di essere un pisello, o viceversa. (Disturbo della sessualità). Tutte queste bizzarre analogie ci portano in ogni caso a supportare le varie ipotesi scientifiche e filosofiche finora timidamente trattate in tutta la loro vacuità.
La prova delle invenzioni
Un'altra prova a supporto di quanto finora ipotizzato nel funzionamento Uomo-Universo e del suo imprescindibile legame è la comprensione analitica delle invenzioni dell'Uomo. Se l'Universo è artefice dell'Uomo per un effetto di trascendenza anche un invenzione può in se trasportarne il modello archetipo del suo creatore. Un'automobile ad esempio ha quatto ruote e un volante di comando, come i quattro arti e la testa del suo creatore. Ma è in Internet che oggi possiamo trovare una delle più stupefacenti analogie invenzione-creatore che siano mai finora esistite. La rete è sostanzialmente la copia esatta del modello celebrale umano, basti a pensare l'enormità di collegamenti ipertestuali che emulano quelli sinaptici umani, i vari snodi di smistamento che in Internet sono chiamati Server e in biologia Sinapsi, il fatto che entrambi sono manifestazioni che funzionano con l'elettricità. Oltre a tutto ciò entrambi hanno un Dio, o pensano di averlo, un Software ad esempio pensa di essere stato creato da qualcosa o da qualcuno pur non avendolo mai visto. Sa solo che a volte nasce e a volte muore non sapendo che è la mano dell'Uomo ad inserirne o ad estrarne la chiavetta. Come Internet ha un Dio perchè escludere la possibilità che anche noi ne abbiamo uno?. Non è questa una logica scientifica oltre che filosofica?. Il mio pensiero va all'amata Margherita Hack che afferma (notate che non scrivo affermava) che quando sei vivo la morte non esiste, e quando sei morto sei proprio tu a non esistere. Paradossale il fatto che anche lei non credeva alla morte intesa come fine o evento. Quello che si legge tra le sue parole è proprio che una scienziata non creda nel profondo della sua anima alla morte.
Gli agnostici possano quindi ricredersi e finire di puntare il dito sulla presunta ingenuità dei credenti in qualcosa.
La scienza oggi deve trovare un'alleanza in tutte le espressioni culturali dell'Uomo, anche in quelle più filosofiche e teoricistiche, perchè non vi sia più discriminazione intellettuale e che ogni essere vivente possa meglio esprimere il suo pezzo di conoscenza utile al buon funzionamento dell'intero sistema. Che la parola stupido o ignorante sia per sempre cancellata a favore di un diversamente intelligente o diversamente informato.
La prova della vita o dell'elastico
La prova regina per antonomasia. La vita è la prova stessa che il nulla in quanto opposto non può esistere. O per lo meno, secondo la teoria dell'elastico, entrambi esistono e convivono per sempre.
La prova è molto semplice da eseguire. Prendiamo un elastico che chiameremo nulla e che a sua volta gli diamo un valore di lunghezza pari a infinito. Ora decidiamo dove segnare con un pennarello indelebile il punto A che chiameremo Nascita, e il punto B che chiameremo Morte. Abbiamo così segnato nella retta un segmento A-B che rappresenterà la vita di un essere umano. Ora afferriamo le due estremità dell'elastico del nostro esperimento con due mani e iniziamo ad allungarlo. Come potremo notare sia l'elastico in tutta la sua estensione, sia il segmento A-B in esso contenuto tendono ad allungarsi proporzionalmente fino ad un ipotetico infinito. Quindi abbiamo creato un modella di vita anch'esso infinito anche se in se necessita di una nascita e di una morte per auto identificarsi tale. Il concetto non è semplice da assimilare ma l'esercizio con questo strumento di analisi aiuta molto. Ma l'elastico potrebbe ad un certo punto spezzarsi. Ad esempio se un secondo partecipante introduce l'uso di una forbice...