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Milano Unica
Il tessuto come confine democratico, equilibrio perfetto, la quasi trasparenza nell'iper-visibilità del mondo contemporaneo. Quando lo indossi è un chiaro messaggio per chi ancora non ha l'opportunità, o la fortuna, di ascoltare quello che vuoi dire. Il tessuto è quell'invisibile "accordo" tra il proprio mondo interiore e quello circostante, quello della percezione pubblica ma soprattutto quello del contesto socio-culturale in cui avviene l'espressione di se. . "#MilanoUnica", nella sua 34esima edizione S/S 23, ci suggerisce un viaggio di vibrazioni interiori verso il mondo esterno che comunque vengono filtrate dalla materia del corpo fisico, quasi fosse un ponte dove tutto questo diventa magicamente visibile nell'invisibilità poetica dell'astrazione, #Stile e #Moda sono due aspetti estremamenti differenti ma possono allearsi per il comune obbiettivo della #bellezza assoluta. . Il #tessuto ricopre oggi un'importantissimo ruolo negli scenari contemporanei dello stile in quanto riesce a nutrirsi, direttamente dalla rete, delle nuove #tendenze artistiche e grafiche di un #caleidoscopio di #culture sempre più ampio e globale . A maggior ragione, congiuntamente all'esponenziale allargamento del #mondodigitale e soprattutto di quello delle piattaforme sociali, si è di fatto quasi capovolto il ruolo autoritario, e inaccessibile, dell'#establishment dell'#altamoda con quello del mondo di #stoffa, che da protagonista passivo ne è diventato attivo e insindacabile indicatore di contemporaneità. . E l'imperialismo auto-referenziato della moda sembra quasi crollare sotto il peso di un nuovo potere altrettanto influente.
Riviste di moda non più di moda
Le riviste di moda o anche dette testate di moda, sia quelle online che quelle tradizionali su carta patinata, ricoprono un'importantissimo ruolo negli scenari contemporanei dello stile in quanto riescono a raggiungere e influenzare una platea ben maggiore rispetto al mondo elitario delle passerelle mondiali e dell'engagement della moda stessa. Oggi, a maggior ragione, congiuntamente all'esponenziale allargamento del mondo digitale e soprattutto di quello delle piattaforme sociali, si è di fatto quasi capovolto il ruolo autoritario e inaccessibile dell'establishment rispetto a quello del pubblico, che da osservatore passivo ne è diventato giuria e insindacabile opinionist supportato da un potenziale esercito di un miliardo di altrettanti seguaci solo nella rete dei principali social come Facebook, Twitter e i modaioli Instagram, Pinterest e Tumblr. Un'intera generazione nata già alla fine degli anni novanta, un sistema organizzato capace di sminuzzare in piccoli pezzi qualsiasi passerella per poi riassemblarla a proprio piacimento nella propria vita quotidiana, esponendone ovviamente, e immediatamente, il risultato sul proprio canale sociale preferito. E l'imperialismo auto-referenziato della moda sembra quasi crollare sotto il peso di un altro potere ben più grande, quello della rete, comandato da fashion blogger, influencer e star digitali.
Riviste di tendenza, il fast-food dello stile
Le riviste di tendenza o anche dette, testate di tendenza, si presentano come organi di informazione trasversale, sia online che off-line, focalizzati sugli aspetti socio-culturali degli orientamenti creativi e stilistici contemporanei in tutte le possibili declinazioni. I trends conferiscono oggi un'enorme potere alle aziende di molti campi di mercato, e maggior ragione quello della moda, in quanto permette loro di poter influenzare le abitudini estetiche dei propri consumatori, ma soprattutto di poter pre-organizzare le proprie strategie produttive e di mercato. Professioni come il trend researcher, il fashion blogger e l'influencer, garantiscono oggi l'approvvigionamento delle informazioni ad aziende specializzate alla loro catalogazione per poi essere trasformate in veri e propri strumenti professionali, quasi scientifici, destinati soprattutto alle aziende in forma di trends book, diversamente vengono veicolate direttamente al pubblico attraverso appunto le riviste di tendenza, vere e proprie fast-food dello stile.
Walking in the time
Il concetto dominante è il tempo nello spazio, visto da diverse angolazioni: la moda, il design, l'arte. Lo "Sprofondare nel tempo fluttando nello spazio" citato nella monografia "1927 return of Italy", - mostra anacronistica di Salvatore Ferragamo a "10 Corso Como Milano" -, riemerge poco più in la in Corso Garibaldi 99 dove il concetto di abitare di Modulnova vive invece nell'assenza decorativa per raggiungere l'ecstasy filosofica con rimandi a "Odissea nello spazio 2001" di Kubrick. E infine arriviamo a Venezia nell'Universo metafisico di Damien Hirst (Treasures from the Wreck of the Unbelievable), dove spazio e tempo si annullano del tutto. Improbabili robot vengono catapultati nel passato per poi essere riscoperti in un lontano e utopico futuro come reperti archeologici impossibili. Ma è la visione "monolitica" degli arredi dello showroom Milanese di Modulnova che tenta arbitrariamente di riconciliare questi sballotaggi temporali attraverso la sottile linea del dettaglio. Conoscenza e mistero, illusione e funzione, tecnica ed estetica, in un unica metamorfosi di superfici quasi assenti e volumi altrettanto misteriosi che celano tutta la creatività dell'uomo come in enormi server.
Fifty, indagine sul concetto di moda e stile
Cos'è la moda? Esamino gli stili che mi convincono e quelli che invece mi lasciano perplesso per valutarne le potenzialità a prescindere dalla mia personale impressione. Cerco di capire in profondità come le collezioni rispondano alle reali esigenze del mercato, e viceversa, e quale ruolo vuole adottare il consumatore contemporaneo attraverso la complicità della moda stessa. Fascino, seduzione, mistero, autorevolezza, difesa, attacco o potere, sono solo alcuni degli infiniti atteggiamenti di chi sceglie e indossa la moda come vero e proprio strumento strategico. Moda come estensione della propria personalità, come "Spot pubblicitario" del proprio Mondo interiore, sociale e culturale. Cos'è lo stile? E' la pace dei sensi, l'equilibrio perfetto, la quasi trasparenza nell'iper-visibilità del Mondo contemporaneo. Chi non lo possiede è spesso scontroso, s'inciampa e tutti lo vedono, suo malgrado. Ogni cosa che indossi è un chiaro messaggio per chi ancora non ha l'opportunità, o la fortuna, di ascoltare quello che vuoi dire, e spesso il risultato finale è quello di risultare discordanti dall'impatto iniziale. Lo stile è quell'invisibile "accordo" tra il proprio Mondo interiore e quello circostante, quello della percezione pubblica ma soprattutto quello del contesto socio-culturale in cui avviene l'espressione di se. Un viaggio di vibrazioni interiori verso il Mondo esterno che comunque vengono filtrate dalla materia del corpo fisico, quasi fosse un ponte dove tutto questo diventa magicamente visibile nell'invisibilità poetica dell'astrazione, Stile e Moda sono due aspetti estremamenti differenti ma possono allearsi per il comune obbiettivo della bellezza assoluta. Cosa sono Io? Ho iniziato a fare moda all'età di dodici anni, probabilmente attratto dal fascino di mia Mamma o da quello del guardaroba esclusivamente rosa di mia Nonna. Oltre che disegnare cucivo i tessuti dei miei anacronistici modelli con il Bostik per poi quasi obbligare mia sorella a indossare quello che ne veniva fuori per esibirlo tra i banchi scolastici al fine di misurarne l'effetto e l'eventuale indice di gradimento. Dopo innumerevoli scollature (non sto parlando dei dècollète) e dei relativi reclami, passai progressivamente a un più affidabile "punto sorfilo" utilizzando fili di lana colorata intrecciata. Ma nonostante l'apporto di innovazione la fantomatica Maison familiare ebbe il suo tempo fino a portare la mia embrionale fantasia sartoriale al buio totale. Solo un quarto di secolo più tardi il caso fu clemente nel presentarmi la mia attuale compagna di vita che pure lei, guarda il caso, era ben più fresca di un esperienza al "Pitti Immagine" e a varie collaborazioni con l'industria della Moda che conta. E il buio primordiale divenne nuovamente luce, ancora punto sorfilo con lana intrecciata per una nuova collezione di borse e abiti performativi ettichettati con il nuovo Brand "SMHighLine" inaugurato in un temporary shop con gli arredi tutti di vetro e complementi di "Gaetano Pesce". Pubblicato varie immagini dell'evento nel mio Sito Internet venni poi contattato da "Hogan" ma al contatto fisico in azienda non fui altrettanto convincente perdendo di fatto l'opportunità della posizione in gara, quella dell'Art Director. Oggi ci riprovo con "Etro" dopo che anche qui ho la possibilità, grazie alla preziosa pre-selezione di un'Agenzia di Marketing Milanese (della quale non posso svelare l'identità per motivi di accordi contrattuali), di accedere al ruolo di responsabile del canali sociali dello storico Brand. Qualche mese fa ho compiuto cinquanta anni, egregiamente portati, ma come si sa il giro di boa porta ad avere sempre meno tempo per le divagazioni. Quello che oggi gestisco sono le innumerevoli interazioni professionali con Designer, Stilisti, Fotografi, Artisti, Galleristi e Organizzazioni da ogni parte del Pianeta tra cui la Label Newyorchese "Obi Cymatica", con la cui collaborazione, iniziata quasi cinque anni fa, è nato proprio questo Magazine. Ma dopo tutto ciò, cosa sono Io alla fine? E non è una domanda stupida.
Curiosità. Citato in un romanzo di "Kasia Pisarska", scrittice e conduttrice televisiva Polacca che descrive ironicamente la moda come un cappellino a forma di nido di quaglia con tanto di uova rotte nel mezzo, Stefano Mitrione ha portato indisturbato il suo fare moda già agli inizi degli anni duemila all'interno del contesto più che anacronistico di una delle più anticostituzionali Gallerie d'Arte Newyorchesi. Un'intero archivio di diapositive da lui scattate nell'ambito di sfilate, backstage e quant'altro la moda comprenda, opportunamente rielaborate attraverso processi chimici e biologici per un'entusiasmante effetto di luci e contrasti dalla dominante blu. Non da meno i suoi oltre cento ritratti al femminile della serie "Greyland", grandi tele dalle pennellate voraci ispirate alle eroine di Vogue, spogliate dalla loro iconicità estetica e restituite al Mondo "reale" in tutta la loro più profonda e contemporanea angoscia esistenziale. L'idea nacque per caso, calpestando uno speciale di "Vogue Paris" annegato in una pozzanghera di una fashion-street Milanese.
Curiosità. Citato in un romanzo di "Kasia Pisarska", scrittice e conduttrice televisiva Polacca che descrive ironicamente la moda come un cappellino a forma di nido di quaglia con tanto di uova rotte nel mezzo, Stefano Mitrione ha portato indisturbato il suo fare moda già agli inizi degli anni duemila all'interno del contesto più che anacronistico di una delle più anticostituzionali Gallerie d'Arte Newyorchesi. Un'intero archivio di diapositive da lui scattate nell'ambito di sfilate, backstage e quant'altro la moda comprenda, opportunamente rielaborate attraverso processi chimici e biologici per un'entusiasmante effetto di luci e contrasti dalla dominante blu. Non da meno i suoi oltre cento ritratti al femminile della serie "Greyland", grandi tele dalle pennellate voraci ispirate alle eroine di Vogue, spogliate dalla loro iconicità estetica e restituite al Mondo "reale" in tutta la loro più profonda e contemporanea angoscia esistenziale. L'idea nacque per caso, calpestando uno speciale di "Vogue Paris" annegato in una pozzanghera di una fashion-street Milanese.
L'epoca della dittatura dell'utente
Cos'è un "E Trend"?. Si definisce un "E Trend" un orientamento socio-culturale compresso in un determinato arco temporale ma senza limiti di spazio geografico in quanto si concretizza e si diffonde attraverso varie strumentalità e forme di comunicazione elettronica. A differenza del suo progenitore, più comunemente definito "Trend", tende a non avere confini geografici in quanto la sua tendenza ispiratrice è quella di abbatterli, e a diffondersi ma anche ad esaurirsi molto più velocemente. Casi simili di migrazione dallo spazio reale a quello virtuale riguardarono in passato la Posta elettronica conosciuta oggi con l'abbreviativo "E-Mail" (1971), e il Commercio elettronico più comunemente definito "E-Commerce" (1982). Il fenomeno è stato pressocchè dilagante interferendo non solo con le modalità strumentali e tecnologiche in seguito sviluppate e con le quali si incentivò l'espandersi dei concetti globalizzanti di massa del nostro tempo, ma soprattutto ebbe una notevole incidenza nella sfera psicologica cambiando di fatto il modo di pensare e di condividere le proprie emozioni in un nuovo ambiente potenzialmente illimitato. Se prima il cittadino era consapevole di far parte di un meccanismo i cui ingranaggi erano al di fuori del suo controllo, ora poteva diventarne parte integrante dettando lui stesso nuove regole e nuovi stili di vita all'evoluzione stessa dei mercati e delle condizioni sociali di un'intero Paese se non del Mondo intero. Almeno apparentemente. E' la velocità che ha sempre dato grandi spinte all'evoluzione, basti pensar e all'automobile, agli aerei, e oggi alla velocità delle fibre ottiche che contribuiscono a rendere qualsiasi dato o informazione quasi omnipresente in ogni parte del Globo. Un'altro aspetto interessante di questi fenomeni dilaganti è fondata nella quasi totale libertà di espressione rendendo possibile a chiunque di creare contenuti, e quindi tendenze, indipendentemente dal suo status culturale, sociale e professionale. Ognuno di noi può oggi esprimere un pensiero, una considerazione, un emozione personale, ma soprattutto è in grado di reinterpretare quelle degli altri dando così nuova vita ad una singola e statica informazione. In egual rapporto possiamo considerare in che modo si differenzia un "Trend" da un "E Trend" dove il confine tra reale e virtuale assume sempre più spesso una connottazione labile e indeterminante.
Casa Canvas, l'arte dell'ospitalità
Casa Canvas compie un anno. Ma la sua dimora ne ha oltre duecento e narra di feste sontuose e tanto glamour. Thayse Viégas e Maurizio Bergo ci accolgono nel loro Mondo celebrale* dove gusto, armonia, colori e creatività sono tipici dei più mondani Exhibit in residence, ormai da diverso tempo in voga anche nelle nostre città. Un luogo proiettato alle tendenze del futuro dell'Arte può sembrare quasi troppo ostentato perchè parlando di trends oggi ci si perde in un ambiente tanto ampio quanto caotico. Gli ingredienti comunque non mancano. Un autorevole collezione privata di opere d'Arte e oggetti di Design accuratamente selezionati dai raffinati e ospitali padroni di casa, un programma di eventi multimediali di qualità dove nulla è affidato al caso, e tanti, tantissimi spunti di ispirazione creativa in qualsiasi angolo della casa, quasi a simulare le pagine della più autorevole rivista di interni. Ma qui c'è qualcosa in più che vibra, lo si sente, tutto sembra essere collegato da una rete di fili invisibili, paradossalmente colorati, che altro non sono che i circuiti sinaptici delle persone che vivono o che hanno vissuto questi spazi nelle varie occasioni di ritrovo, dove decorazioni, linee tese, superfici specchianti e opache, oggetti del passato che hanno raggiunto indenni il nostro tempo, e viceversa, volti curiosi di persone che hanno cercato invano un senso dell'esistere nell'esistenza stessa, dalle foglie degli alberi che sono ingiallite e poi cadute ma che ora sono rinate dopo un anno del ciclo inesorabile della vita. Perchè Thayse e Maurizio non hanno di fatto creato una galleria d'Arte attingendo dal polveroso e magico armadio glam di un'antica e secolare dimora, quello che è stato fatto è qualcosa di superiore, di veramente diverso dal solito perchè si ispira alle influenze contemporanee della socialità mediatica e della condivisione emotiva più che alla semplice fruizione passiva. *Celebrale perchè tutto sembra collegato anche se ogni oggetto, ogni opera d'Arte e ogni visitatore che ha varcato questa soglia ha la sua propria storia da raccontare.
L'armadio, il contenitore della moda
Woodever Design è il nuovo Brand di Tonon Industria Ebanistica che fa della "Diagonal Perspective" il suo grido tribale nella foresta delle nuove avanguardie del Design del mobile contemporaneo. Mobili ed armadi in legno naturale ispirati alle geometrie essenziali delle tendenze stilistiche degli anni '80 dove il rispetto della materia lignea era alla base di irripetibili capolavori di Design, ma anche, seppur velatamente, ispirati alle linee tese degli abiti di Issey Miyake. Poche linee leggermente oblique con l'aspirazione, o la presunzione, di smaterializzare e decontestualizzare la materia, elevandola ad uno stato spirituale e degravitazionale. Moda e contenitore in un nuovo e inedito concept minimale, una complicità che da sempre ha rilegato questo "non" oggetto d'arredo, l'armadio per antonomasia, spesso melanconicamente apatico e altrettanto inconsiderato come pochi, nella sua perenne immutabilità estetica e funzionale. Ma come può il Re Mida dei contenitori più spaziosi e privati di sempre liberarsi dello stereotipo che ne ha quasi decretato l'estinzione a favore di un'altrettanto anonima cabina. Stefano Mitrione, poliedrico creativo a metà strada da un Designer e un Fashion Blogger, nonchè Artista New Media e tanto altro, e Woodever Design, nascente Stella del Design contemporaneo d'impronta ecologista, provano a dare una loro personale risposta a questo paradigma dell'armadio o non armadio, tracciandone semplicissime linee oblique quasi fossero alberi leggermente curvati dal vento, sufficienti ad aprire un nuovo inaspettato dialogo tra moda, funzionalità e natura.
Trentasei ore di confusione
Un evento senza precedenti al centro di ricerca per la comunicazione "Fabrica" della Benetton. Lo scopo: parlare di flussi migratori, integrazione, futuro e ottimismo attraverso l'interazione di persone di diverse culture che si sono confrontate faccia a faccia nel convincente format dei "tavoli parlanti", interviste ad ospiti come Emma Bonino, Gad Lerner, Vittorio Sgarbi, Taquoa Ben Mohamed. Tutto sotto la direzione creativa e concettuale di un Oliviero Toscani capace di trasmettere ancora forti emozioni e perché no, quell'ironia che da sempre lo contraddistingue come pochi. Una "36 ore di con-fusione", questo il titolo altrettanto dinamico di una kermesse durata due giorni, il 6 e 7 Aprile 2019, nella splendida cornice del quartier generale della creatività internazionale voluta venticinque anni fa dallo stesso Oliviero Toscani e Luciano Benetton, nomi che dividono e uniscono, da sempre. Nomi che hanno fatto la storia di un nuovo tipo di dialogo commerciale, etico e creativo, nomi che hanno suggerito un punto di rottura degli schemi consumistici e globalizzanti, proponendo nuove strutture di riflessione alla dilagante ipocrisia della nostra contemporaneità occidentale. Ma questa volta la splendida cornice non è l'ennesimo e iconico fondo bianco a cui siamo abituati a vedere fin dalla gioventù, la nuova cornice è l'architettura veneta altrettanto e coraggiosamente mixata dalle futuriste visioni archetipe di Tadao Ando. Può bastare tutto questo a fare di un evento un momento di autentica integrazione sociale?. Chi c'era avrà sicuramente modo di raccontarlo, e di ricordarlo, ma per chi non ha potuto esserci potranno bastare le migliaia di fotografie scattate dai cinquanta photo reporter invitati dal team di Fabrica provenienti da tutta Italia. Perché la fotografia ha il potere universale di tramandare la conoscenza e le emozioni umane più di qualsiasi altro media, e in casa Fabrica/Toscani è il media irrinunciabile per innescare un qualsiasi processo commerciale, etico o creativo che sia.
L'offesa
Come conseguenza di un workshop di fotografia condotto da Oliviero Toscani, Settimio Benedusi, Marco Rubiola e con la collaborazione di Federica Belli, cinquanta fotografi provenienti da tutta Italia hanno espresso la loro univoca e personalissima visione dei contenuti stessi della kermesse. Molteplici i lavori che hanno suscitato l'attenzione della giuria, ma un volto ha fatto vibrare sentimenti contrastanti, ha innescato un pensiero probabilmente diverso. Stefano Mitrione rappresenta così la sua visione della 36 ore di con-fusione di Fabrica, una realtà distaccata dall'osservatore, un confine invalicabile, un'offesa (The Offense) che si estende nel tempo e nello spazio. Fortemente chiaroscurata a metà tra bianco e nero, e colore, l'inquadratura non è perfettamente ortogonale al fine di accentuarne la profondità, la partecipazione, mentre lo sguardo abbassato e la fronte corrugata suggeriscono emozioni latenti e contrastanti, ma in ogni caso forti, che denunciano senza troppi eccessi una condizione emotiva di odio, tristezza, severità e rassegnazione ad un'offesa che ormai, sembra non avere mai fine. La composizione, nel suo complesso, appare subito tesa ma allo stesso tempo elegantemente rilassata, tutto sembra convergere nella narrazione degli opposti che invitano l'osservatore ad uno spaesamento percettivo e al contempo a una presa di posizione arbitraria, personale e autonoma. E' anche un volto scolpito nell'ombra e dalla luce delle superfici non levigate, texturizzate, vibranti, convinto di rappresentare un momento dilatato nell'eternità del pensiero umano. Uno sguardo assente, voracemente scalpellato nell'ombra di un viaggio senza fine, dove il dettaglio fotografico appare e scompare rapidamente, e la pelle sembra trasudare di molteplici sentimenti e dove la carne, l'umanità, sembra disintegrarsi in milioni di puntini atomici.
E Trends Magazine, cambio di direzione
Nessun ripensamento, nessun pentimento, sia ben inteso. Ma parlare solo di Moda e Design, oggi come oggi, ci risulta estremamente restrittivo quando le problematiche sociali globali invitano ad un ripensamento radicale delle proprie ambizioni. Lo stile e l'eleganza dei contenuti rimarranno sempre profondamente radicati nella nostra testata, ma saranno comunque alternati dalle verità contestuali in cui la moda stessa sembra prendere oggi identità più consapevoli e sostenibili. In questa nuova direzione E Trends Magazine offrirà una panoramica maggiormente allargata toccando argomenti più riflessivi, talvolta contrastanti, ma comunque riconducibili ad un sano equilibrio tra stile, eleganza, sostenibilità e diritti umani. Secondo questa personale visione editoriale ci approcciamo al terzo decennio del terzo millennio con la speranza, e la volontà, di promuovere un cambiamento per una Moda Eco-solidale e di pari diritto Umano.
Villa Barbaro. Evento nell'evento firmato Toscani
Evento nell'evento, arte nell'arte, tempo nel tempo, in un gioco perpetuo dove l'intelletto creativo dell'uomo sembra soggiogare qualsiasi prospettiva voluta o non voluta di una mostra d'arte contemporanea contenuta a sua volta nell'architettura per eccellenza. Sembra quasi un'enigma voluto da Oliviero Toscani in collaborazione dello staff di Fabrica e della sua squadra di fotografi. Perché l'arte non si ferma mai anche dopo il suo compimento fisico o intellettuale che sia, va oltre ogni qualsiasi concezione spaziale e temporale. E' proprio Toscani che ci ha indicato la strada, perché a suo dire un oggetto non è altro che un'interpretazione mentale diversa a seconda di chi lo guarda. E l'oggetto dell'arte non sembra sottrarsi a questo imperativo. Un gioco di scatole cinesi, villa Barbaro con la sua indeteriorabile bellezza palladiana, le ventuno installazioni degli artisti internazionali invitati a interpretarne gli spazi, e i dodici fotografi chiamati a interpretarne reciprocamente l'interpretazione dei precedenti. Ma che colpo di genio verrebbe a dire, se si parlasse di sesso sarebbe un orgia. Se si parlasse di tempo sarebbe l'infinito e se si parlasse di spazio potrebbe essere una sola pietra.
Intermuse. Il nuovo museo dedicato a Internet
Al Dante International College le sinapsi cerebrali sembrano essere inesauribili. Perchè al Museo di Internet nessuno ci aveva mai pensato, e a farlo sono stati proprio loro, gli studenti di Via Nicolò Tommaseo, un indirizzo ormai secolare nella storia della didattica Vittoriese, in collaborazione con un'altra realtà virtuosa dello stesso territorio, il FabCube della medesima città di Vittorio Veneto. Non nuovi anche nel settore dell'innovazione come testimoniano una App chiamata "Scate" che aiuta a fare la spesa al supermercato in modo intelligente e mirato, senza sprechi di tempo - (Classificata prima a livello regionale in un concorso finanziato dalla Comunità Europea) -, o il primo diplomando dello scorso anno a fregiarsi di un bel cento. Ma cosa potrà mai esporre il museo di Internet?. "Vogliamo abbattere il digital-divide e rendere la città più reattiva all'uso delle moderne tecnologie di comunicazione", commentano gli organizzatori Ludovico Domini del FabCube e Stefano Mitrione, docente della 5a Digital Business Creativity, "e allo stesso tempo intendiamo raccontare trent'anni della nostra storia attraverso l'evoluzione stessa di Internet, degli strumenti hardware utilizzati nelle varie epoche, ma anche la moda che indossavamo e le auto che guidavamo, questo per far ben capire che Internet non è e non lo sarà mai un evento momentaneo". Nasce quindi all'interno del College una vera e propria "Start-Up" chiamata INTERMUSE con tanto di team operativo. Chi si occupa degli aspetti storici, chi invece di quelli tecnologici, chi infine degli aspetti realizzativi e museali. Infine ma non per ultimo l'aspetto finanziario affidato ad una piattaforma online di Crowfounding https://www.kickstarter.com/ destinata a raccogliere i fondi necessari alla realizzazione dell'ambizioso progetto, che tuttavia, sarà realizzato solo al raggiungimento del budget economico previsto. Perchè, come già delineato nella visione globale del nuovo programma didattico del Dante International College, nel futuro la nuova generazione Z dovrà diventare imprenditore di se stessa fin da subito, dovrà saper far brillare le proprie idee per renderle visibili non solo in campo nazionale, ma anche internazionale. Servono competenze logiche e pratiche per poter affrontare il mercato delle prossime decadi, il così detto "posto fisso" sarà sempre più una chimera per pochi eletti e comunque non potrà rappresentare le filosofie del nomadismo contemporaneo.